Abstract
Le tecniche a energia muscolare (MET) sono tecniche di trattamento manuale caratterizzate dal reclutamento attivo di uno o più muscoli da parte del paziente contro la resistenza offerta dal terapista, previo il posizionamento secondo modalità peculiari.
Fanno parte della cassetta degli attrezzi di osteopati, fisioterapisti e chiropratici da decenni e vengono spesso utilizzate per mobilizzare articolazioni con restrizioni di mobilità o per detendere muscoli e fasce rigidi nei soggetti con disturbi di natura muscolo-scheletrica.
I presupposti fisiologici addotti per spiegarne l’azione terapeutica integrano sia aspetti periferici legati alle proprietà viscoelastiche dei tessuti biologici che aspetti centrali di modulazione del dolore.
In letteratura scientifica ne è stato indagato l’utilizzo in una moltitudine di condizioni cliniche quali: low back pain, neck pain, epicondiliti, fasciti plantari, BPCO e fibromialgia, senza però giungere, ad oggi, a conclusioni definitive riguardo alla loro reale utilità clinica.
L’analisi critica della letteratura ci permette di capire i limiti metodologici ricorrenti nelle sperimentazioni finora condotte e l’evoluzione delle conoscenze in ambito neuro-fisiologico dell’ultimo decennio ci suggerisce con forza di rivedere i presupposti applicativi delle tecniche MET nell’ottica di farne un utilizzo ottimale e ponderato, al passo coi tempi.
Parole chiave: tecniche a energia muscolare, MET, low back pain, BPCO, fibromialgia, affidabilità palpatoria, modelli biomeccanici, revisione sistematica, limiti metodologici, effetti neuro-fisiologici.